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La letterina del sabato 9 dicembre 2023

Care Amiche e cari Amici,

eccomi con il racconto ed i brevi commenti da condividere con i miei eroici ventitré Lettori su quel che è successo qui a Miglianico negli ultimi giorni. E, se ci sarà tempo e spazio, anche con qualche riflessione più, in generale, su altro.                                  

Mercoledì scorso, il 6 dicembre c’è stata la prima delle tre serate dedicate all’80° anniversario della “Guerra in casa”. Un avvenimento di straordinaria importanza storica, cioè umana prima che fattuale, che ha coinvolto e travolto tutti, davvero tutti i Miglianichesi: grandi e piccoli, donne e uomini, poveri e ricchi.

 

Come è stato acutamente commentato nel corso del bellissimo servizio andato in onda nel TG Max di ieri sera, si è trattato di un’ora e mezza di attenta ricostruzione storica, di analisi e di riflessione grazie anche alla presenza di relatori che difficilmente si possono mettere allo stesso tavolo nella stessa serata, come invece è riuscito qui, cioè Marco Patricelli, Enrico Giancristofaro e anche Andrea Di Marco che ha voluto esserci per portare il suo prezioso contributo: una serata eccezionale. Il presidente del “Gruppo comunale per la promozione della Cultura”, Antonello Antonelli, facendo riferimento a qualche assenza inattesa e, sinceramente ingiustificabile sul piano civico, ha commentato a fine serata: “Chi non c’è stato se l’è persa, peggio per loro”. Vero, ma è una verità che merita più di una riflessione. Accantonate le motivazioni e le scusanti ormai rituali, alle quali è tornato ad aggiungersi il COVID, la riflessione va fatta senza fretta e senza fatalistica sentenziosità del genere “è così”. No, non è così. Non può esser così. Perché se si accetta che “è così” bisogna ripensare anche ad altro, come forse riuscirò a dire dopo, prima di chiudere questa Letterina. 

Parto dalle presenze. Il dato numerico relativo ai presenti ha una sua particolare lettura. Venti o trenta persone sono poche o tante? Poche se si vedono i vuoti in una sala con 100 posti a sedere. Forse non molte se si considera l’oggettiva importanza non solo del tema proposto ma anche dei relatori annunciati. Dispettosamente poche se si fa riferimento a quelli che vanno predicando, con buona dose di faccia tosta, la necessità di un “ritorno alla socialità”. Ma tante, davvero tante se si fa il raffronto con ogni altra iniziatica simile organizzata in qualsivoglia altro luogo, sempre con le dovute eccezioni che tali sono. Eventi con 20/30/40 persone presenti sono quasi un successo, comunque la normalità che soddisfa gli organizzatori in località che hanno un numero di abitanti di gran lunga superiore a Miglianico, come possono esser Francavilla, Chieti e anche Pescara. Per non parlare di convegni organizzati con gran dovizia di mezzi, altisonante propaganda e partecipazione di super personaggi presso il Senato o la Camera dei Deputati, parlo di Roma, dove non solo si stenta ad arrivare ai 30/40 presenti ma dove, non di rado, son praticamente più numerosi gli organizzatori, i coordinatori e i relatori rispetto al pubblico che va per ascoltare. A fronte, dunque, di questo continuo successo, in termini di numeri assoluti di pubblico che registriamo a Miglianico in occasione di tutti gli eventi organizzati dal “Gruppo comunale per la promozione della Culturaci sono le considerazioni che riguardano le assenze quando sono scelta di non esserci e non frutto di coincidenze quindi mero dato statistico.

Faccio un esempio banale che deve esser fatto perché riguarda la veste istituzionale indossata - volontariamente, a volte molto volontariamente, cioè con spendita delle proprie ambizioni personali - da alcune Concittadine e da alcuni Concittadini. Provo a spiegarmi nel modo più morbido possibile perché immagino già che qualcuno si irriterà. E farà male. L’intento è unicamente di dare nitidezza ai ruoli che si assumono a livello civico. Gli “Incontri in Comune” sono organizzati dal “Gruppo comunale per la promozione della Cultura”. Ergo, dal Comune di Miglianico, non dalla maggioranza né dalla minoranza separatamente, ma dalla Istituzione/Ente locale. In questo frangente c’è il patrocinio della nostra super Pro Loco. Tranne i motivi di forza maggiore, che non possono mai esser costanti e ripetuti all’infinito, i signori Assessori e Consiglieri comunali (di maggioranza e di opposizione, ndr.) ed i Dirigenti della Pro Loco non possono esser assenti. Non solo perché, di fatto, sono co-organizzatori e, quindi, è regola di buona creanza attendere sul posto le persone che sono state invitate da loro e a loro nome, ma perché la loro veste istituzionale impone loro di dare l’esempio ad esserci quando si fa qualcosa. Se non si chiarisce questo e se questo non viene accettato come la doverosa normalità, il resto non può essere neppure analizzato, perché chiunque potrà dire che se non c’era chi l’ha organizzato lui, il semplice Cittadino, anche se docente a Scuola, anche se cultore di questa o quella materia, anche se rompiscatole seriale ed invocatore di uno strumentale ritorno alla socialità, non può esser certo accusato per la sua assenza.

Torno alla cronaca dei giorni appena trascorsi.

Ier l’altro, giovedì 7, nel pomeriggio c’è stata l’accensione sia dell’albero di Natale in piazza, davanti al Municipio, sia delle luminarie natalizie nel centro, tornate dopo la pandemia e le scelte austere che il Comune fece lo scorso anno sulla scorta della espressa segnalazione della Prefettura. La manifestazione, fatta anche di altre cose gioiose organizzate soprattutto per i più piccoli, è ben riuscita. Poi, immancabili, sono arrivati i commenti sull’albero e sulle luci.Che albero è?!” “Luci? Mah, qui ne manca una là ce ne voleva un’altra” “Vabbè, rispetto agli altri che so’?!” e via blaterando. Sintesi: lo fai tradizionale e non va bene perché hai tagliato un albero e sei comunque retrò; lo fai all’uncinetto e non va bene; lo fai moderno e spunta la nostalgia di quello tradizionale; non lo fai e ovviamente non va bene. Praticamente l’albero di Natale simboleggia davvero il pensiero (beh, non esageriamo…), diciamo l’atteggiarsi di chi non ha nulla da dire e nulla da proporre, non fa nulla e bada bene a non far nulla, naturalmente non ha pensieri ma ha sempre da ridire. Sic.

Ieri mattina, Festa dell’Immacolata Concezione, c’è stata la tradizionale festa di inizio anno dell’Azione Cattolica parrocchiale. Si avverte un piccolo declino di questa meravigliosa esperienza che è stata vissuta da generazioni di Miglianichesi. Il che fa il paio con una generale difficoltà nella ripresa delle vivacità in ambito religioso a livello locale. Questo interroga noi, che facciamo parte della Comunità parrocchiale, la quale, in quanto tale, non può esser certo fatalista né può autoassolversi su alcune cose, non grandi ma evidenti.

Sempre ieri mattina la nostra super Pro Loco, assente, come detto (ma per la prima volta, ndr.) mercoledì scorso, è stata subito perdonata perché è tornata in piazza con un’azione di grande solidarietà. Questa volta a sostegno dell’AIL con la vendita di Stelle di Natale e cuori di cioccolata. Bravi bravissimi, ancora bravi bravissimi il Presidente Santalucia e i Dirigenti della nostra super-Pro Loco. 


Ieri pomeriggio, alle 17,30, presso la Vineria Ciavolich, c’è stato il secondo appuntamento del cartellone dedicato all’80° anniversario della “Guerra in casa”. È stato presentato il libro “Ricordi di Giuseppe e Giuliana Ciavolich - prima e dopo la guerra”, curato con lungimirante sensibilità e grande intelligenza dalla dottoressa Anna Bortoli, moglie dell’indimenticato don Peppe Ciavolich. La manifestazione è stata egregiamente organizzata dalla dottoressa Chiara Ciavolch, figlia di don Peppe, ed ha visto la partecipazione dell’editore e di studiosi. Come atteso, c’è stata la presenza delle grandi occasioni, dettata non tanto dalla capillarità quanto dalla grande autorevolezza personale, imprenditoriale ed associativa di Chiara Ciavolich, che ha avuto, ancora una volta, il merito di aver portato a Miglianico tante persone tra le quali ospiti importanti e molto qualificati. Tra le tante persone presenti c’erano anche alcuni Concittadini, anche in questo caso pochi in assoluto, non pochi secondo i criteri che ho spiegato in precedenza. Diciamolo, è stato un atteso e meritato successo; un successo, spiace per chi non lo gradisce, anche del “Gruppo di Studio comunale per la promozione della cultura”, capace di costruire questo evento ora pubblicizzato anche da un manifesto. Qualcuno forse non voleva, non vuole questo successo o, semplicemente, non ne ha ancora avuto consapevolezza perché si sarà presentato all’appuntamento di ieri pomeriggio pensando che fosse cosa estranea a quanto va facendo il suddetto Gruppo.

Care Amiche e cari Amici, lo sapete bene: le idee, buone e di alto valore, come quella di aver pensato a questa celebrazione degli 80 anni dalla “Guerra in casa”, il fare cose di alto valore, come l’aver organizzato questo triplo evento, sono entità che si sollevano dal chiacchiericcio e dalle meschinità di chi si nutre del niente e ne fa abito del suo esser arido nemico della Comunità locale. Le idee e il fare cose di alto valore si innalzano e si fanno storia, parte della nostra storia. Nel raccontare la nostra storia resterà come pagina della stessa. Queste cose resteranno, il chiacchiericcio no. Quindi bravissime e bravissimi alle Amiche e agli Amici del “Gruppo di studio comunale per la promozione della cultura”.

Terminata la narrazione di quel che è accaduto nei giorni appena trascorsi, vengo ad una riflessione che, legata a queste vicende, si proietta, in un qualche modo, verso il futuro prossimo. 

La valutazione di certe assenze, infatti, deve essere fatta anche in un’ottica che non si può oscurare, cioè non si può far finta di niente. 

Parto dal dato tecnico-organizzativo. Si continua a pensare - lo fanno anche i miei Amici amministratori comunali - che aver inviato un po’ di messaggi sui canali social adempie pienamente alla necessità di invitare i Cittadini. Da primitivo, anzi da troglodita digitale, continuo a pensare che questa sia una pia illusione. Ritengo ancora validi, in certi casi più efficaci, sia il posizionamento (tecnicamente si chiama così, mi sembra) di una notizia attraverso un manifesto sia la sensibilizzazione diretta operata dalla voce e non dallo scritto sui telefonini sia l’attività di coinvolgimento diretto da passaparola o dal “passo a prenderti io”. Queste ultime modalità, ovviamente, richiedono una forza motivazionale che deve animare chi avvia il passaparola e ancor di più il “passo a prenderti io”. 

Da qui il passo è breve per l’altro aspetto della riflessione che sto condividendo con i miei eroici ventitré Lettori.

Vengo all’aspetto politico non solo in quanto relativo in generale alla “polis” ma anche e più direttamente alla attività dei protagonisti della politica locale. I miei Amici amministratori comunali trascurano forse un po’ troppo questa disaffezione dei Cittadini che non partecipano alle varie iniziative, tutte o quasi, a partire dalle Feste patronali fino all’ultima delle pubbliche assemblee, eccezion fatta per “Le Contrade del Piacere”, cioè per il mangiare. Oltre a tutte le cause che conosciamo, che però vengono usate anche come foglia di fico, è colpevole il trascurare un fenomeno del genere. Infatti, o concretizza una crescente indifferenza di tutti verso tutto, che sarebbe un problema civico strutturale, quindi molto grave a livello generale, o evidenzia una disaffezione/avversione verso gli amministratori in carica, il che li dovrebbe far preoccupare non poco. Che sia valida l’una o l’altra ipotesi hanno di che preoccuparsi perché le elezioni poi traducono queste condizioni in segni di matita copiativa sulle schede. La preoccupazione dovrebbe allarmarli ed allarmare tutti i Miglianichesi di buon senso, perché all’orizzonte non solo non si vedono giganti ma neppure novità interessanti, casomai ritorni interessati.

E il tempo per passare dall’allarme alle soluzioni sta passando velocissimamente.

Buona Domenica. 

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