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La letterina del sabato 20 gennaio 2024

Care Amiche e cari Amici,

la partenza per le prossime Comunali alla fine c’è stata con le sue conferme, le immancabili sorprese e qualche carenza. Provo ad andare in ordine e in modo stringato sapendo che sarà quasi impossibile farlo anche perché un eccesso di sintesi alla fine comporta omissioni e descrizioni ingiustamente frettolose. Comunque abbiamo altri appuntamenti per tornare su questi argomenti qualora questa Letterina si rivelasse troppo piccola. 

La conferma è stata la serata di mercoledì scorso, 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, noto per aver resistito alle tentazioni del demonio, che forse ha protetto alcuni e non c’è riuscito con altri dei presenti nella sala consiliare del Municipio.

 

I tre rappresentanti-portavoce della “Agorà delle idee per Miglianico” hanno agilmente presentato il consuntivo degli incontri svoltisi a cavallo tra vecchio e nuovo anno, illustrando il documento di sintesi. Si badi bene, non è quello finale, perché seguiranno almeno due tavoli tematici: quello della pianificazione urbanistica e quello del sociale, che dovranno mettere in ordine idee e proposte così da dar loro la veste di punti programmatici. A parlare sono stati Marco De Luca (che, pare, sarà candidato nella lista M5S alle Regionali, continuando così una tradizione che dicevo ormai consolidata a Miglianico; auguri a lui e a lui l’appoggio dei Miglianichesi, se lo chiederà), Claudia Papponetti e Daniela Palladinetti che, alla fine ha coordinato i lavori con polso cortese ma fermo. Il documento non ha proposto grandi novità rispetto a quanto previsto e prevedibile. Può esser giudicato come si vuole, con le perplessità legate alle modalità di approccio sistematico, con le riflessioni sulla presunta volontà dal basso da coniugare con i numeri messi in campo, anche con i sospetti e le diffidenze che accompagnano sempre le azioni politiche. Ma è un fatto importante e non deve esser ignorato. Innanzitutto non è un falso, visto che nessuno dei partecipanti agli altri incontri lo ha smentito. Poi non è un proclama assoluto che imponga un diktat divisivo tra buoni e cattivi, perché continua ad essere semplicemente un luogo di costruzione. Infine non è un pretesto per giustificare operazioni strumentali, questo almeno per ora e difficilmente da ora in poi perché, se lo diventasse, metterebbe alla berlina chi lo ha proposto e animato.  

A differenza di chi parla senza sapere, noi preferiamo sapere e per poi dire la nostra. I miei eroici ventitré Lettori, prima di giudicarlo serenamente sanno che devono conoscerlo. Quindi lo pubblichiamo volentieri (clicca qui per leggerlo) anche perché in fondo è qualcosa di buono per Miglianico, qualcosa che i criticoni autoctoni non hanno saputo fare, qualcosa che qualche mese fa a molti sembrava un progetto impossibile e ad altri un invitabile buco nell’acqua. Intendiamoci, non è la Bibbia, non è la Costituzione, non è un testo di alta scuola, ma è qualcosa di più e di meglio, molto di più e molto meglio rispetto, ad esempio, al nulla assoluto che viene da quel che resta dell’opposizione, la quale, invece, avrebbe dovuto fare qualcosa di simile già da tempo. Tra idee buone e basta, buone ma generiche, buone ma irrealizzabili, buone ma già avviate a realizzazione, idee non attinenti alle competenze comunali, idee che tali non sono perché si tratta di semplici auspici e un po’ di immancabile fuffa, il documento intanto c’è e qualcosa dice anche di nuovo. In quell’incontro è stato poi oggetto di alcune valutazioni, di una prima analisi, se così si può dire. In realtà analisi, valutazioni, richieste di chiarimento, inevitabili precisazioni sullo stato dell’arte nonché annunci su quel che già è in fase di realizzazione sono venuti prevalentemente dal Sindaco, Fabio Adezio, che nel silenzio degli altri è stato il primo a prende la parola, uno dei pochissimi poi ad aver detto cose sensate ed attinenti al tema. 

Probabilmente la presenza del Sindaco all’incontro deve esser stata una brutta sorpresa per alcuni che proprio non se l’aspettavano o comunque hanno sperato che alla fine non ci fosse. Lo si è capito perché nessuno di quelli che hanno segnalato qualcosa sono andati oltre nel loro dire, fermandosi a generici e poco coraggiosi “perché qualcuno ha deciso così” o “c’è chi ha voluto fare così” o simili segnali di fumo. Poi c’è stato chi scombinatamente ha provato a provocare, non raccogliendo alcuna attenzione. Ma, dati i soggetti, è inutile anche raccontarlo, sarebbe tempo perso. Chi però si è fermato a quelle accuse (accuse? vabbè), lo ripeto, non ha avuto la lealtà di dire “Il Sindaco ha detto o ha fatto questo”. Non mi hanno certo meravigliato certi noti personaggi storicamente protagonisti di dannose divisioni che ancora circolano a fare gli stessi danni. Mi è dispiaciuto ascoltare un intervento “frenato” da parte di chi, a ragione o a torto - e non stanno al 50% anzi - avrebbe dovuto semplicemente dire “il Sindaco ha deciso così sulla Protezione Civile e noi ora siamo contro di lui”. Come analisi amministrativa non ha senso ma è una dichiarazione di voto ad personam, che ci sta se ci si sente vittime di lesa maestà. Quell’intervento col programma non c’entrava niente, quindi ha sbagliato anche a intervenire, ma visto era lì per quello, per motivare i “60”, non si capisce perché ha cominciato a dirlo e poi s’è morso la lingua. Se è stato quello l’ingresso nell’agone elettorale è stato grezzo, goffo, sciocco, incapace anche di suscitare curiosità. Una silenziosa ed austera presenza avrebbe certamente riscosso sì quella curiosità in sala e poi attenzione nei commenti del giorno dopo. 

I miei eroici ventitré Lettori hanno già capito che chi ha pensato di animare la riunione con polemiche e sfide, alla fine non lo ha fatto perché il discorso gli si è strozzato nel gargarozzo. Male comunque. Già arrivare a quell’incontro eminentemente programmatico per accendere uno scontro è stato in assoluto una scorrettezza e poi una mancanza di rispetto verso chi lo ha organizzato, quindi un grave errore. Peggio, lo ripeto, è stata la mancanza di coraggio, di lealtà anche personale di chi ha affermato cose che non c’entravano con quei temi senza poi chiamare in causa direttamente chi si andava accusando consentendo almeno un chiarimento episodico. Lanciare messaggi, segnali? Ma dai! Per farlo ci vuole stile oltre che intelligenza. 

Qualcuno ha fatto ancor peggio. Ha provato a “tirare per la giacchetta”, come si suol dire, Daniela Palladinetti chiedendole poco educatamente, certo in modo brusco e inadeguato, di dar seguito subito, in quella stessa sede, ad una iniziativa elettorale, una lista, o la preparazione di uno schieramento. Hanno tentato di farlo senza neppure provare a mettere come base di una tale operazione quell’avvio di piattaforma programmatica, evidentemente letta o meglio non letta e comunque non compresa, ma interpretata in modo squallidamente strumentale da quelle Concittadine come mero motivo di bocciatura del Sindaco Evidentemente, secondo loro, contro di lui va allestita subito la schiera delle facce toste. Sembrava di vedere certe macchiette della commedia italiana di più bassa caratura commerciale.  

Care Amiche e cari Amici, lo avete già intuito: alla fine siamo tornati al punto centrale della vicenda locale, quello che a certi Concittadini non piace sentirsi sbattere in faccia (eppure ce l’hanno di bronzo). Il punto è la motivazione niente affatto positiva e propositiva che ha ispirato e animato l’insieme-che-divide e che ora vede collocate in prima fila queste figure tutt’altro che nuove. La motivazione è una sola. Il loro programma ha un solo punto: abbattere Fabio Adezio. Il resto: Miglianico e i Miglianichesi, il bene comune, le prospettive programmatiche, le idee che sono emerse grazie all’Agorà e quelle che potranno venir fuori tra poco, a loro servono solo come una mano di minio sulla ruggine, nulla di più. Nessuno di quei Concittadini pronti alla guerra contro l’odiato Sindaco ha saputo esprimere anche in parole povere quale è la sua idea di Miglianico, quella che ha e che intende proporre, quantomeno per provare a ingannare o a sedurre i presenti in quell’incontro e gli elettori tra qualche mese. Del resto non si potrebbe proprio dire che abbiano espresso idee se non stravolgendo la verità dei fatti. Come fanno ad avere idee? Pensano a ben altro. Spero che trovino dentro loro stessi e nei loro conciliaboli il tempo della pace per ragionare, proporre, immaginare, sognare cose buone, buone per tutti. Perché le buone idee, alla fine, vengono accettate e, se si può, vengono anche realizzate, da chiunque si trovi a dover decidere cosa fare, a meno che non sia un amministratore chino sulla mangiatoia. 

Sant’Antonio Abate, mi piace pensare che in quel 17 gennaio deve essere intervenuto. Daniela Palladinetti, egregiamente, ha resistito alle provocazioni e alle richieste di imboccare scorciatoie lontane dagli orizzonti programmatici che aveva appena presentato. Ha insistentemente e molto chiaramente continuato a spiegare che quel lavoro fatto e quello che ancora sarà fatto saranno offerti a chi vorrà candidarsi, accettando di dar concretezza ai punti programmatici che saranno delineati nelle prossime settimane. Ha aggiunto più volte, tanto per far capire meglio sia l’intendimento concreto sia l’ampiezza temporale dell’operazione, che il tavolo intende restare attivo per controllare che poi le cose proposte siano realizzate. Come annunciato sin dalla prima sera e come confermato fino a quei minuti, le idee saranno donate a chi sarà candidato. 

“Io no”, ha annunciato Daniela Palladinetti. 

Chi sarà candidato dunque questa volta avrà un piccolo-grande vantaggio: il programma se lo troverà scritto almeno in parte e saprà che almeno 50 persone si potranno riconoscere in quelle idee. E avrà anche chi potrà aiutarlo a spiegare e a diffondere quelle idee avendole pensate con altri Concittadini.   

Chi sarà candidato? 

Aspettiamo di conoscere i nomi dei candidati a Sindaco e a consigliere. 

Prima che qualcuno si presenti vestito di una narrazione storica inappropriata a lui e ai suoi compagni di sventura, approfitto di queste ultime righe per dire qualcosa che può servire a illuminare certi passaggi. Lo faccio all’indomani del trentesimo anniversario di una data che pochi rammentano ma che forse sarà nei libri di storia da qui a qualche anno. Il 18 gennaio del 1994, democraticamente, cioè con una votazione quasi unanime degli organi statutari, venne chiusa l’esperienza della Democrazia Cristiana, la DC. Da quel giorno tanti hanno provato a impossessarsi di quella storia importante prevalentemente perché ha pensato di poter lucrare voti per sé e i suoi sodali. Immaginare una rinnovata esperienza politica che vivifichi l’area di centro, quella moderata è un conto, sognare la ricostituzione di quel Partito è un altro conto. La differenza la fa il domani verso il quale è proiettato il presente e l’agire in questo che è l’oggi nel quale siamo chiamati a vivere. I valori di quella esperienza sono ancora validi, vanno tutelati e rilanciati. Gli strumenti e le persone sono passati. Non si costruisce il futuro aprendo le teche dei musei. Vale lo stesso, in millesimi, per chi pensa di presentarsi qui come erede dell’esperienza politico-amministrativa dei democristiani, dei centristi e dei moderati di Miglianico. Chi si azzardasse a farlo, oltre a mostrare incautamente di non esser stato mai né democristiano né di centro né moderato, commetterebbe un grave errore, anzi due. Innanzitutto sbaglierebbe a nel provare a riproporre metodi, spazi di manovra, capacità di operare a livello istituzionale, legami organizzativi e di supporto locale e personale che sono oggettivamente non ripristinabili neanche come mero titolo “onorifico” a fini elettoralistici. E poi, il che sarebbe anche più grave, sbaglierebbe perché mancherebbe di rispetto a non pochi Concittadini, alcuni dei quali potrebbero mettere sul tavolo titoli più solidi e credibili.

Buona Domenica

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