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La letterina del sabato 17 febbraio 2024

Care Amiche e cari Amici

voglio raccontarvi di un invito, quello che il mio Amico Silvio De Lutiis mi ha inviato, con tutte le sue varianti di posto, per l’incontro organizzato dal PD giovedì sera. Invitato, sono andato, come era giusto. Avendo saltato la cena per essere educatamente puntuale, ho fatto finta che si trattava di un invito a cena, così ho preso tutto, opportunamente, più alla leggera. 

Arrivando nei pressi del plesso scolastico con l’Amico carissimo, Donato Antonelli, abbiamo visto che c’erano tante macchine e troppa gente…per esser una manifestazione del PD, anche se ce ne vorrebbe sempre tanta a tutte le riunioni politiche. Intanto ci siamo sorpresi di tutta quella folla. Nessun problema, nessun mistero: era la Coldiretti zonale che si stava riunendo. 

 

Capirete, se uno arriva davanti a un ristorante (per tornare all’invito a cena), e trova tanta folla, esita ad entrare perché sa che non troverà facilmente posto o comunque sarà caotico mangiare in buona tranquillità. Però se sei stato invitato, non te ne puoi andare. Sono rimasto. 

Il locale, con inevitabile ritardo, si è liberato e abbiamo preso posto in sala; eravamo una trentina all’inizio “forestieri compresi”. Ho trovato un servizio non adeguato, c’era solo un raffazzonato maitre di sala, uno vecchio del mestiere ma in serata no, il mio Amico Silvio De Lutiis. Ha esposto il menu della serata con un qualche inatteso imbarazzo dettato da un motivo ben preciso e per lui inatteso, ma ci han fatto caso in pochi. Ha presentato rapidamente i candidati del PD alle Regionali, Cristina Rapino e Silvio Paolucci. Presente tra il pubblico anche il Sindaco di Ari, il professor Marcello Salerno, il candidato che Silvio, sconfitto dai suoi, non è riuscito a far mettere in lista. Lui, Salerno, a mio avviso sarebbe stato migliore di tanti altri come candidato e lo sarebbe stato di gran lunga anche il mio Amico, Angelo Radica, nonostante sia Sindaco di un paese a sud di Miglianico. Perdente al tavolo delle liste, Silvio ora dovrà appoggiare quelli che non ha voluto prima. Silvio De Lutiis, piddino non ante-marcia, è un capo del PD e deve far di necessità virtù, come si dice. I due candidati regionali sono stati una entrée leggera e senza sostanza la prima, un antipasto più intrigante il secondo. Silvio Paolucci, pur senza enfasi elettoralistica, ha fatto con efficacia quel che deve fare un candidato che è stato oppositore e ora chiede consenso per sconfiggere il Governatore uscente. Ha proposto inoltre una nuova visione politica e programmatica ed un nuovo Governatore, cioè il professor Luciano D’Amico.

Il menu, a questo punto, non ha previsto le portate tradizionali per un simile incontro: il segretario del PD di Miglianico, che è uno-e-trino, non c’è stato. Inizialmente assente per un terzo, essendo presenti solo la dottoressa Claudia Papponetti e Gabriele Sisofo, ambedue muti ed inerti in platea e non al tavolo della presidenza, il vertice ufficiale del PD locale è stato tenuto fuori menu. Del resto la triade non è stata mai al completo: quando il dottor Nino Del Ciotto è arrivato, a cena inoltrata, la dottoressa Papponetti se n’è andata. Per uno come Silvio De Lutiis che si vanta, in realtà si aggrappa strumentalmente alle “correttezze istituzionali”, è stato un grave errore formale e non solo. Però almeno così ha confessato che lì decide lui, almeno, questo finora si è capito. Comunque il piatto “Intervento del Segretario-uno-e-trino del PD locale” è stato tolto dal menu ed è stato un peccato perché avrebbe aggiunto interesse con sapori di prodotti in parte un po’ più freschi. Ci siamo quindi trovati la scelta, si fa per dire, di un piatto unico: il “minestrone stufato”, di cui dirò tra poco. Finito il vino della casa, che deve aver dato alla testa a chi se l’era scolato prima, acqua non fresca e, ahimè per certuni, niente dolce. Del resto nessuno poteva gradire gli indigeribili biscotti, anzi, più che bis-cotti, erano cotti, ricotti, stracotti, bruciacchiati, secchi, sicuramente stantii. Pare siano stati immangiabili anche per quelli che stanno apparecchiato e, purtroppo per loro, anche per chi era venuto lì proprio per il dolce. Ci siamo capiti...

Aggiornamento dei presenti in sala al momento del minestrone stufato: numericamente gli stessi, più o meno. Quando gli interventi programmati dei candidati regionali son terminati c’è stato lo scambio tra “forestieri” che se ne andavano e locali “tramatori” particolarmente interessati che han fatto il loro ineducato (se uno ti invita vai e basta, non arrivi a meta cena) ma significativo ingresso in sala per ascoltare la “versione di Silvio”.

Nel presentare quanto preparato, il mio Amico Silvio De Lutiis, anche se ufficialmente non è lui il segretario del PD, ha precisato che si è fatto incoronare candidato/esploratore: si tratta di uno di quei vecchi trucchi tirati fuori dal suo baule di politica del secolo scorso. Ha fatto un po’ di melina con una cronistoria da perfetto vetero comunista, apparentemente valida ma non interessante, inutile se non per giustificare quel che ha provato a dire dopo. Alla fine, non potendo allungare oltre il brodo, ha svelato quel che però tutti sapevano, infatti non c’è stata alcuna sorpresa. È stato raggiunto un accordo tra lui, gran capo della sinistra-centro di Miglianico, un emissario dell’insieme-che-divide, il dottor Sandro Di Prinzio, “Miglianico in Comune” che giovedì sera si è materializzato nelle fattezze del mio Amico Federico Anzellotti (partito Sindaco di tutti e forse già cestinato) e la nuova realtà politica locale, il “Gruppo dei volontari” guidati dal caro Luca Marinozzi, che di democrazia associativa  non mastica molto, ma eterodiretto dalla coppia delle meraviglie, cioè dal sindaco-padre, Rocco Mattioli, e dall’indefinibile Tiziano Cicchitti. L’accordo, raggiunto non molti giorni fa proprio in casa di Silvio De Lutiis, ha un solo punto in comune: far perdere Fabio, che per Silvio ora, dopo nove anni di meriti indiscussi (e lui non li ha discussi) ha la grave colpa di essere un “sindaco di Fratelli d’Italia”. Il sociale, la disgregazione, i problemi di qua e di là, la coesione, l’associazionismo, il commercio, lo sport e tutto quel di cui si è parlato prima, fino a giovedì pomeriggio, di colpo non son più esistiti. Ritorneranno solo a parole nei pretesti polemici di occasione. L’importante, l’essenziale, l’irrinunciabile per i nuovi alleati è sconfiggere il Sindaco, Fabio Adezio. Silvio De Lutiis ha accelerato infatti su questa strada non appena raggiunto questo accordo che lo vede, per ora e per poco ancora, al centro di un “circolo tragico”. Senza suscitare alcuna sorpresa anche in questo frangente, ha dovuto svelare il nome del prossimo candidato sindaco che sarà messo lì per condurre la battaglia finale: Tony Mattioli “cambista” della prima ora, proposto dal “Gruppo di Volontari”, cioè dal padre e da altri parenti, “che ha dato la sua disponibilità ma non ha ancora deciso, tant’è che è ancora assessore comunale in carica”, ha precisato Silvio De Lutiis aprendo una prateria tragicomica sulla quale tutti potranno caricare a piacere perché se questo è, tutto sarà possibile, davvero tutto. E non vado oltre per amor di Miglianico.   

Nel presentare la facciata accettabile di questo accordo perverso con tutte le fumisterie del politichese di sinistra al quale ha dovuto far ricorso per celarlo nella sostanza, Silvio ci ha propinato la sua ricetta del “minestrone stufato” continuando a contraddirsi, anche se il contraddirsi ormai non conta in Italia come disvalore. Era ben consapevole delle sue contraddizioni e della parzialità del suo racconto. Ecco la prova. Mentre sugli interventi dei candidati regionali ha chiesto se ci fossero domande o interventi da parte del pubblico, cosa che poi in tempo di campagna elettorale è vietato (infatti lo sarà tra qualche giorno), sul suo intervento non ha aperto a domande o ad altri interventi: ha chiuso senza possibilità di chiarimenti o repliche. Se Silvio avesse aperto il dibattito avrebbe avuto indicazioni diverse sulla sua ricetta dall’assessore Antonio Palombaro, iscritto non opportunista al PD di Miglianico, o forse dal presunto neo-meloniano (mi spiacerebbe per lui) Tommaso Palmitesta. Ma anche dal Sindaco che, decisamente inesperto di “minestroni stufati”, è rimasto trasecolato da una ricostruzione dei fatti evidentemente non in linea con la verità che lui ha direttamente vissuto in queste settimane. Il Sindaco avrebbe così avuto anche modo di “battere un colpo”, sgombrando lo scenario da tutte le accuse pretestuose o anche fondate che lui a volte sembra tollerare fin troppo, non reagendo ancora pubblicamente. Avrebbe cioè potuto in quella occasione, seppur tardiva, cominciare la sua campagna elettorale imponendo il suo ritmo, non rischiando di doversi adeguare a quello degli altri in questa strana ma molto prevedibile fase di avvicinamento alle prossime elezioni comunali di giugno. Se il dioscuro della sinistra locale avesse ritrovato lo spirito assemblearista quella sera, avrebbe dato la possibilità agli altri riverniciandi protagonisti del “cerchio tragico” di dire la loro. Avrebbero così sgravato lui di qualche colpa e, nel farlo, sarebbero stati  messi sotto i riflettori Concittadine e Concittadini che finalmente avrebbero rinnovato il ricordo nei presenti della propria viva voce e del proprio volto non imbellettato sui rispettivi profili social. Pensate che spettacolo democratico sarebbe stato quello di chiarire lì, pubblicamente, ingredienti e preparazione di una ricetta che è stata presentata da Silvio come testo storico (un vecchio vizio della sinistra). E come sarebbe stato interessante ascoltare le diverse versioni, i dettagli di nuovi e vecchi ingredienti, le motivazioni. o meglio. i pretesti di alcune variazioni, e poi le libere e le incontrollate considerazioni dei suoi nuovi sodali e comites, non tutti competenti in materia di minestroni ma avidi nel farne scorpacciate senza curarsi del loro gusto, preferendoli solo perché l’alternativa reta un piatto genuino, senza speco e, soprattutto senza doggy-bag da riportare a casa.

Il nostro inossidabile candidato/esploratore Silvio De Lutiis ha detto chiaramente che lui porterà alla valutazione del PD (“devo tenere in contro anche i numeri interni del mio partito”, ha finalmente concesso) tutte le proposte arrivategli, cioè che si è appositamente fatto preparare, tranne quella di un accordo con “Miglianico Cambia” (sic). Cioè tutte ipotesi di occupazione partitica del Comune anche se sotto mentite spoglie, tranne una normale, già positivamente sperimentata, una vera lista civica. Non si è schiantato completamente. A un certo punto qualcosa di sinistra l’ha dovuta dire.  Se il 10 marzo i numeri delle regionali dovessero esser incoraggianti, potrebbe valutare una soluzione di riserva che invece, per lui e i suoi, dovrebbe esser la prima scelta, cioè una lista ed un candidato sindaco del sinistra-centro locale, il campo largo che lui ha dissodato e coltivato a Miglianico recentemente. Ma era solo per dire una cosa in più. Lo sfido a adottare questa soluzione, almeno non sarebbe in contraddizione con sé stesso e salverebbe la faccia a che se poi si farebbero inciuci alla vigilia del voto.   

Se il mio Amico Silvio De Lutiis giovedì sera avesse dato la parola ai presenti, precisazioni e correzioni le avrebbe avute anche da me, visto che mi ha citato (lo fa spesso e lo ringrazio ancora una volta) ricordando una verità vera che per lui è ovviamente troppo scomoda. Gli ho sempre detto che tramando e brigando, stufando e ristufando certi minestroni, rischia di regalare il Comune al destra-centro. Ora finalmente ha ammesso che gli va bene, che gli andrà bene tutto pur di battere Fabio Adezio, anche un sindaco di Fratelli d’Italia perché, secondo lui, ma solo secondo lui, “un Sindaco di Fratelli d’Italia lo abbiamo già ed è Fabio Adezio”. A prescindere dalla verità di questa accusa tutta da dimostrare, se fossi uno del PD lo prenderei a pernacchie: per avversione ancora da motivare verso il Sindaco amico fino a ier l’altro, getta la sinistra tra le braccia del nemico. Silvio De Lutiis sta provando a chiudere la stagione di una amministrazione civica allo stato puro, che è stata apprezzata a tal punto da aver avuto numerosi tentativi di imitazione nei dintorni. Sta rinnegando una esperienza nella quale il PD ed i programmi della sinistra hanno avuto spazio importante ben oltre i numeri dovuti - e questa è storia vera - e nella quale avrebbero spazi e presenze rilevanti da giugno in poi. Così facendo, però, non pensa di promuovere coraggiosamente una lista di centro sinistra per ottenere di più legittimamente, ma accetta il rischio, anzi preferisce una deriva di destra. Vallo a capire! Vuole aprire al ritorno dei partiti in Municipio, il che ci sta. Allo stato dei fatti ed anche in forza delle candidature che ha annunciato lui stesso, è chiarissimo che la sinistra e, in particolare, il PD saranno inizialmente utilizzati, poi progressivamente marginalizzati e si ridurranno all’assoluta inconsistenza. È già accaduto da queste parti. E siamo arrivati, come lui stesso ha ammesso al predissesto, cioè alla soglia del baratro grazie a quella esperienza. Questa è storia. Nel ripetere una operazione come quella dello scolorito “Progetto Miglianico” o, peggio, nell’accettare quel che si è fatto proporre, cioè “un accordo alla luce del sole tra sinistra e destra”, la conseguenza non potrebbe che essere questa, almeno sulla scorta dei numeri oggi prevedibili. Non so se tutti gli elettori del PD lo seguiranno stavolta. Se fossi iscritto al PD mi ribellerei. E invito a non votare PD anche a chi è di sinistra, votino altre liste di quella coalizione ma diano una lezione di serietà e di coerenza a questo scellerato PD miglianichese. 

Al tramonto dei suo spiegare il menu, in perfetto sinistrese, Silvio De Lutiis ha lanciato la sua ultima proposta, con tanto di premessa “Siccome a Miglianico siamo sempre più divisi, per evitare ulteriori divisioni propongo che tutti facciano un passo indietro per poi farne due in avanti. Chi è d’accordo mi scriva o mi telefoni ma lo faccia nei prossimi giorni”. Una bella proposta? Macché! 

È la sublimazione del populismo. La voluta, quindi strumentale negazione di una situazione, pregressa ed attuale, le cui vere cause Silvio e i suoi non hanno mai analizzato seriamente o non vogliono ammettere di aver compreso. È solo un trappolone che punta a mettere in difficoltà qualcuno fino ad eliminarlo dallo scenario, arrivando poi allo stesso risultato che oggi Silvio e i suoi neo-sodali hanno già stabilito e stanno di fatto perseguendo. 

La sua proposta non sta in piedi e lui lo sa. L’ha buttata lì per garantirsi un finale accettabile in quella occasione. Se fosse accettata, l’unico a fare un passo indietro sarebbe Fabio Adezio, che a lui (ora) non piace ma che è il Sindaco di Miglianico. Gli altri non sono ancora nulla ufficialmente e non possono fare nessun passo pur volendo e se dicessero di farlo sarebbero delle macchiette che danzano senza musica in una coreografia penosa e ridicola. Comunque, e qui sta il trappolone nel trappolone, ammesso che ci fossero, tutti dovrebbero dirlo a lui e sarebbe lui, solo lui, “l’auto esploratore”, a dare le carte. Ho stima e simpatia sincere per Silvio De Lutiis e i miei eroici ventitré Lettori possono testimoniarlo. Però, davanti a questa proposta strampalate, grottesca, da baraccone, gli devo amichevolmente dire “Silvio, arecàle da ssà piante”.     

Care Amiche e cari Amici, concludo con un invito a “leggere l’etichetta”, che vale sempre, dal bugiardino (della medicina) alla quantità di frutta nella marmellata alla busta del minestrone in offerta.   

Spacciare per fresco il congelato, spacciare per prodotti a km zero quelli acquistati dalla grande distribuzione, presentare come elaborati i quattrosaltinpadella, fare il vino “anche con l’uva” o anche scaldare i cornetti del giorno prima sono trucchi. Possono funzionare, possono riuscire ad ingannare anche tanti. Ma sempre trucchi sono. E chi fa i trucchi non merita fiducia.       

Ah, tornando all’invito a cena, ho digerito tutto, dormendo poi serenamente e sognando cose belle.

Buona Domenica

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