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La letterina del sabato 16 marzo 2024

Care Amiche e cari Amici,

“…che hai visto Silvio?”. Eh si, pare che l’assenza del mio Amico Silvio De Lutiis, grande capo, tattico e presunto combinatore di liste, sia stata la vicenda più evidente, quella quasi simbolicamente riassuntiva del dopo elezioni qui a Miglianico. Silvio non è lo sconfitto ma è quello che qui rappresenta chi ha perso. Questa nota goliardica e scanzonata per fortuna dimostra che grandi tensioni non ne abbiamo avute. In verità ci sono state ma hanno riguardato più i singoli soggetti impegnati a intestarsi i voti dei candidati piuttosto che gruppi e schieramenti locali contrapposti. 

I dati usciti dalle urne a Miglianico sono ormai noti.

 

Va detto che, rispetto al risultato complessivo della Regione, qui è stata un po’ più marcata la vittoria del destra-centro guidato da Marco Marsilio e, quindi, un po’ più sensibile è stata la distanza con il centro-sinistra di Luciano D’Amico. Infatti a Miglianico la percentuale dei vincitori è arrivata al 55,81% rispetto al 53,5 regionale, mentre la sinistra del “campo largo” si è attestata al 44,19 %, al di sotto del 46,5 regionale. Secondo la previsione di Silvio, “se a Miglianico arriviamo al 43% di coalizione vuol dire che abbiamo vinto”. Mi sembrava strano e ho provato a spiegargli che non poteva essere così perché la somma degli alleati di questa tornata elettorale nel 2019 era praticamente al 57%. Non si capiva come, arretrando al 43%, si potesse prevedere una vittoria. A meno che lui non considerasse una vittoria il 43% a Miglianico per il solo aspetto locale. Ma anche in questo caso è difficile parlare di vittoria se uno perde 14/15 punti in percentuale. Silvio, se trova un attimo di tregua nei suoi avvitamenti contradittori certamente lo spiegherà.  

Questa nota di colore ora non conta. Contano i numeri…se uno li sa contare. Eh, si. I voti non si leggono solo come cifre assolute, somme e percentuali. I voti parlano, raccontano e spiegano tanto, se uno si mette serenamente davanti a loro per capirli, per trovare risposte e indicazioni, non per trovare agganci pretestuosi alle proprie ragioni.

Questo ora spetta ai partiti, ai raggruppamenti, agli esponenti delle coalizioni. 

Per quanto riguarda Miglianico ci sono essenzialmente poche cose da mettere a fuoco. In testa ci sono tre partiti tutti sotto al 20%: FdI al 17,83, Forza Italia al 17,64 ed il PD al 16,67. Il candidato che ha avuto più preferenze è stato Daniele D’Amario (FI) con 200 voti, in forte aumento rispetto al 2019, seguito dal nostro Concittadino, Marco De Luca, a 198 voti. Qui occorre una riflessione. Marco De Luca ha preso molto o poco? Se si fa riferimento alla incapacità cronica ed anche voluta dei 5stelle a maneggiare le elezioni con le preferenze, possiamo dire molto, un buon risultato. Se consideriamo il fatto che era l’unico candidato locale e che è attivo nella “Agorà delle Idee per Miglianico”, forse ha preso poco, a conferma che la sinistra a trazione PD lato post-comunisti sa farsi male, sempre e da sempre qui a Miglianico in certi casi.      

Per chi vuole leggerci altro nei risultati delle regionali c’è un’avvertenza che riguarda l’immediato futuro. I voti espressi dai Miglianichesi il 10 marzo scorso non possono esser proiettati sulle elezioni comunali del giugno prossimo, tranne, forse, per un qualcosa che proverò a spiegare tra poco. Il raffronto, la lettura futuribile, men che mai la sovrapposizione di questi numeri con quelli che riguardano le comunali sono esercizi vani, inutili, ingannevoli. Provare a farlo è assolutamente improprio per un motivo fondamentale che sfugge ad una superficiale lettura della percentuale dei votanti: alle Comunali, di fatto, hanno votato molte persone in più. Domenica scorsa abbiamo votato in 2.280. Nel 2019 alle regionali che precedettero anche allora di qualche mese le comunali, fummo 2366. Nel successivo mese di maggio 2019, alle comunali fummo in 3043 ad andare alle urne, 750 in più rispetto alle regionali di febbraio.

Va anche considerato che, rispetto a 5 anni, fa ci sono circa 500 Miglianichesi passati a miglior vita e almeno 250 divenuti elettori dopo il 2019. Sarebbe quindi semplicemente ingannevole e fuorviante voler assimilare risultati che non hanno quasi nulla di sovrapponibile.

Però, come anticipavo prima, qualcosa può esser proiettato vero la tornata dell’8 e 9 giugno prossimi, se si sanno leggere bene e con scrupolosa cautela alcune cifre. Parlo delle preferenze raccolte dei singoli candidati. Non si tratta di analizzare numeri assoluti ma di quelli legati al conosciuto (anche sfacciato) lavorio che alcuni personaggi locali hanno profuso per portare voti a questo o a quel candidato. Alcuni lo hanno fatto per motivi contingenti. Altri lo hanno fatto per capire a che punto è la costruzione del “campo largo macchiato” a Miglianico: è il caso del mio Amico Silvio De Lutiis, all’ennesimo avvitamento che lo ha portato a far votare Silvio Paolucci dopo aver annunciato che avrebbe indicato Ranieri o altri. Altri ancora hanno invece forzato un tantino la situazione per “dare un segnale”. Volevano contarsi e far contare certi appoggi verso chi, come ho raccontato sabato scorso, pare sia venuto a garantire il proprio padrinaggio allo stagionato nuovo candidato a Sindaco. Ebbene, il porta-a-porta, gli incontri locali ed extra-territoriali, i compagni di merende in piazza a base di caci, salumi, frittate e vino di buon mattino hanno portato poco frutto. Il loro candidato, con tutto questo appoggio vocale e mangereccio, ha addirittura perso 13 voti rispetto al 2019, quando fu primo, nonostante il suo partito sia andato decisamente meglio anche a Miglianico. 

Questo aspetto verrà nascosto, ignorato, smentito con ogni sorta di giustificazione. E riprenderà, anzi, è già ripreso il lavorio per allestire il tutti-contro-Fabio, sport per perdenti che continua ad avere tenaci sostenitori tra cui qualche neofita non proprio disinteressato: uno in particolare forse dovrà provare a spiegare più di qualcosa tra qualche settimana. 

Secondo voci assolutamente non verificate pare sia in corso un tentativo di riunire in un solo schieramento quel che fino a sabato scorso si sarebbe presentato diviso in due liste distinte. Oltre ad esser voci non verificate devo segnalare che non vedo leader pronti a farsi da parte così facilmente. 

Lasciamo decantare questa fase elettorale. Lasciamo che tuti si rimettano il cerone delle recite migliori, riprendano a spandere fumisterie politichesi e si ripresentino come presunti vincitori anche se hanno preso una batosta. Per loro ci sarà sempre spazio in una prossima Letterina. I miei eroici ventitré Lettori non spettano altro, si stanno affezionando.

Passo a cose molto più serie non senza aver prima ricordato questo 16 marzo, anniversario nuovo e mai definitivo nella verità storica del sequestro di Aldo Moro e della strage della sua scorta. Ogni anno vien fuori un pezzetto di verità in più, che forse soddisfa la umana curiosità ma non illumina ancora tutta la vicenda nella sua vera essenza.

Ieri mattina abbiamo dato l’ultimo saluto ad un ottimo Concittadino e grande Amico, Italo Palombaro. Durante le esequie, pur destinate alla presentazione della sua anima al Padre buono, Dio della misericordia e via vera della vita eterna, tanti ricordi di-e-con Italo nella mia mente sono tronati ad avere contorni e colori di vita vissuta.                       

Negli anni del Liceo, cioè tra il ’73 ed il ’77, Italo, con la sua Renault 5 bronzo dorato metallizzato, era per molti miei Amici la speranza quotidiana perché se passava lui a San Giacomo li caricava la mattina per portarli a Chieti, proseguendo poi per il suo lavoro alle Trafilerie meridionali. Oltre che figlio dell’indimenticato Antonio, fratello di Padre Giovanni, fidanzato e poi sposo di Loredana Antonelli, Italo è stato sempre presente nella vita cittadina, impegnato ma poco amante delle prime file. Socialista coerente e non di convenienza, è stato attivo anche come dirigente locale del PSI e, come tale, essendo io segretario della DC, ebbi modo di apprezzarne ulteriormente le qualità umane, indispensabili per poter esser parte di una delegazione di partito in tempi di difficili trattative. Questo fu apprezzato molto nella DC locale che, con un giochetto reso possibile dalle previsioni di una facile vittoria alle comunali del 1990, spese qualche voto per farlo eleggere in minoranza nella certezza del suo contributo equilibrato e della sua moderazione nel ruolo di oppositore in Consiglio Comunale.

Italo mi ha insegnato e mi ha aiutato a capire con l’esempio che si può esser avversari in politica ma si può, si deve rimanere amici, comunque si deve rispettare l’avversario come persona e come Concittadino. Discutevamo spesso molto appassionatamente, portando ciascuno le ragioni della propria parte, lui socialista, io democristiano. Praticamente mai abbiamo votato nello stesso modo alle politiche. Ogni incontro è stato spesso occasione di discussioni educate ma serrate e senza concessioni. Poi terminavano tutte così come si erano aperte, tra buoni Amici, e grazie a lui, tra Amici buoni. 

Prima, durante e dopo c’è stato l’uomo, il Concittadino, l’Amico che ci ha aiutato quando il nostro gruppetto di Amici più giovani di lui decise di riaprire il cinema a Miglianico, il “Cinema Aurora” che stava a Borgo Forno. Non solo fece da buon intermediario con i titolari, garantendo lui personalmente per tutti noi, ma volle mettere la sua quota per arrivare alla somma necessaria ad affrontare le prime spese. Volle essere con noi anche quando chiudemmo quella breve ma esaltante esperienza con una bellissima cena a base di pesce. Al termine della quale, spostatici da Francavilla al porto di Ortona, venimmo fermati ed identificati dai Carabinieri che volevano capire cosa ci facessimo a notte fonda sul molo del porto.  

È l’Amico buono e generoso, l’uomo mite ed onesto, il Concittadino sempre pronto a dare una mano o un buona parola di sostegno, l’indimenticabile “Italò” che oggi piango e metto nell’angolo dei ricordi più belli della mia vita.

Buona Domenica  

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