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Lettera a un Amico

Caro Renato,

nel cuore della notte m’ha allarmato il bip di uno sms. Era quello di un comune Amico: “È morto Renato”. Ho appreso così che Te ne sei andato, senza averTi potuto salutare, senza aver avuto il tempo di prepararmi a un distacco che lacera e ferisce di dolore la carne e l’anima. Questo accade sempre quando si perde un Amico.

L’Amicizia non si perde: è spirito che non si cancella, che resta come arricchimento, che sedimenta nell’intimo e ci consola, che vive nei ricordi e nelle emozioni. L’Amico si perde, momentaneamente come tutte le persone care che ritroverò nella Vita Eterna, ma il momentaneamente durerà comunque tutta la vita terrena; anche se fosse un giorno solo sarebbe un tempo enorme.

 

Mi hai onorato, rallegrato, arricchito con la Tua Amicizia e questo è stato per me molto bello, è stato uno dei tanti segni della Grazia di Dio che ho ricevuto. Credo, sono sicuro che è stato così per tutte le persone che hanno avuto come me questo privilegio. E siamo in tanti oggi sgomenti e sinceramente addolorati. La Tua è stata un’Amicizia fatta di entusiasmo generoso, di grande e disinteressata disponibilità, di appassionata condivisione, di serietà, di un affetto schietto e senza inutili fronzoli. Insomma è stata Amicizia; così io l’ho vissuta; così la terrò con me. Nelle ore che verranno con domani e coi prossimi giorni di questa vita racconterò a quelli che incontrerò dei nostri vecchi Amici cose che forse avranno dimenticato nell’affastellamento dei ricordi di una vita intera e loro mi racconteranno cose che forse ora non mi sovvengono. È così si celebra un Amico, senza retorica, senza bandierine di effimera durata, con l’allegria e la gioia che quei ricordi raccontano perché descrivono una persona come Te, Caro Renato, una persona cara, mite, allegra, sincera, generosa, positiva.

Sai che Ti abbiamo sempre chiamato “Muturine”, è il nomignolo che Ti porti dietro dall’infanzia e che Ti ha identificato, come normalmente accade nei paesi, dagli altri Renato del posto. Eppure in questo soprannome non c’è niente di diminutivo, anzi c’è quasi quell’omen in nomen che spesso si trova nei grandi personaggi: c’è la Tua energia sempre attiva nel fare, soprattutto nel partecipare senza mai tirarTi indietro, come hai sempre fatto. È stato un segno il fatto che quel nomignolo, che la sorte T'appioppò da ragazzino, sia diventato quasi uno dei Tuoi tratti positivi distintivi nel profilo di una vita spesa nella nostra e per la nostra Comunità.

Ricordavo stanotte, tra me e me, quella Tua immediata disponibilità che si rivelò gesto indispensabile perché il sogno di un gruppetto di noi potesse divenire realtà. Nell’autunno del 1978 avevamo pensato e progettato di riaprire il cinema di Miglianico, quello che stava a Borgo Forno. Ci incoraggiò e partecipò concretamente l’Amico Italo Palombaro, altro uomo mite, attento all’ascolto e sempre pronto a dare una mano. Tra le tante cose da compiere, la più importante era andare a fare i contratti per il noleggio delle pellicole. Bisognava andare ad Ancona. Ne parlammo la sera davanti al bar di “Pisello”. Non ci fu bisogno di perder tempo perché Tu eri già pronto, disponibile, solo Tu, nessuno si era fatto avanti. Partimmo di buon mattino con la Tua Fiat 127 verde, quella con lo sterzo piccolo che scimmiottava quelli da corsa. Girammo tutto il girono per le varie case cinematografiche e tornammo la sera con una confezione di carboni a incandescenza per la macchina da proiezione, la “Victoria IV E” che aveva quel sistema di luce caldissima, e con una grande e strana scatola di plastica azzurra: conteneva le due pizze del nostro primo film da proiettare: ”I due superpiedi quasi piatti” con Bud Spencer e Terence Hill. L’inizio di una breve ma bella avventura.

Poco tempo dopo, nella primavera del 1980, Ti nominammo “impresario teatrale”. Stavamo mettendo in piedi il recital “Miglianico allo specchio” e occorreva acquistare qualche metro di cavo per amplificazione e poca altra roba in verità. Fosti Tu a anticipare le 24.000 lire che allora non avevamo. Quella fu una primavera vissuta tanto gioiosamente che nessuno forse ora ricorderà quel particolare che pure fu decisivo per poter allestire lo spettacolo e concretizzare quei segni di solidarietà cui fu dedicato.

Stanotte, nelle ore insonni seguite al raggelante sms che mi imponeva di accettare il fatto che Te ne sei andato prima laddove spero di riabracciarTi, non son stato a ricordare gite, scampagnate, partitelle a calcio e calcetto, cene e tante altre cose. Ma ho messo un pensiero riconoscente per quel che hai fatto negli anni più recenti al servizio della nostra amatissima Miglianico. Si deve a Te, certo non solo a Te, ma sicuramente e Te più di altri, se è stato riorganizzato il Torneo di Calcio Cittadino che anima le nostre serate d’estate. Forse ora dovrebbero intitolartelo, ma non oso neppure proporlo, sennò - lo sai meglio di me - faranno apposta a fare il contrario. Benché un piccolo riconoscimento lo meriterebbero quelle tante giornate e quelle tante notti di sacrificio personale speso per far divertire tutti i concittadini. Ma, ormai sei dove certe cose non contano. Starai anche sorridendo mentre le scrivo. E se Ti dicessi qualche nome di chi dovrebbe pensarlo e farlo a qualcuno riserveresti quel Tuo colorito ma delicato epiteto con cui sintetizzavi i giudizi non positivi senza mai offendere, esclameresti: “È nu fantozzi, nu fantuzzone!”.

Un pensiero altrettanto grato, anzi, ancora più grande Te lo dobbiamo tutti ma proprio tutti noi Miglianichesi per la stagione fantastica che Ti ha visto presidente della Pro Loco. Lo hai fatto con umiltà ma con grande ingegno e con tutto l’impegno che hai sempre messo nelle cose. Le “Contrade del Piacere”, la “Festa dello Sport” e tante cose che oggi sembrano scontate e vecchie, allora furono nuovissime e furono inventate e preparate anche e soprattutto grazie a Te. Eppure nessuno Ti applaudì, nessuno lo ha fatto dopo. La Tua timidezza non Ti fece chiedere nulla, la Tua serietà non Ti fece soffrire per le accuse che in modo vile, oltre che irriconoscente, pure alcuni hanno avuto la sfrontatezza di indirizzarTi mischiandole a fango gratuito.

Oggi ho visto che l’attuale dirigenza della Pro Loco Ti ha voluto ricordare con un bel manifesto di cordoglio. Evviva! C’è dunque umanità, c’è giustizia, c’è rinsavimento, c’è la creanza di dire grazie a chi il grazie lo ha meritato. Dopo tanto fango appare la luce della Tua ragione, il riflesso puro della Tua onestà, il merito del Tuo agire.

I Tuoi meriti, il Tuo saper stare al mondo e il Tuo essere leale, operoso e bravo l’ho riscontrato nel tempo quando ho incontrato le persone che hanno avuto modo di conoscerTi nel settore lavorativo nel quale Ti trascinò Carmine Festa, enologo, manager, uomo di intelligenza e di spirito vulcanici. Lui intuì le Tue doti come nessuno a Miglianico avrebbe mai fatto. Ebbe ragione. Ovunque sei passato hai lasciato segni buoni. E ho fatto sempre bella figura dicendo solo”Renato è un mio amico”.

Eppure non tutti sanno della Tua dolcezza che esplodeva benché corazzata dalla Tua timidezza. Sei passato dall’essenziale ai toni del rosa che pian piano hanno colorato la Tua Golf bianca continuando a smentire a parole che il rosa era il colore Ti accompagnava verso la più bella scelta di vita che hai fatto insieme a Concetta, che è stata parte vivissima della nostra adolescenza e gioventù e che ha saputo conquistarTi ed esser per Te compagna di impareggiabile valore. Nella stessa stagione, in quello stesso percorso di vita, smentivi pure di ascoltare le canzoni di Battisti e Lucio Dalla che risuonavano invece in quell’auto al posto delle cassette che c’erano prima, ma lo facevi con quella luce negli occhi che svelano la verità agli amici mentre le parole cercano di reggere solo esteriormente il personaggio che si continua a interpretare in comitiva. Anche allora sei stato il nostro Renato, unico.

Ecco alcune delle tante cose per cui sei un Amico indimenticabile. Ecco perché c’è già il vuoto della Tua presenza fisica che s’annunciava con quel Tuo “Salute” quando Ti si incontrava o quando Ti avvicinavi. Ma non c’è, non ci sarà mai un vuoto nel profondo di sentimenti che non temono neppure la morte.

Che Dio Ti benedica e Ti accolga come meriti, come ha voluto che meritassi facendoTi attraversare la difficile avventura della sofferenza, che è sempre l’anticamera del Paradiso per i giusti come Te.

Ciao, Amico mio. E, grazie, grazie, grazie,

Maurizio  

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