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Appunti per una piccola storia locale. Sedicesima puntata. “De Amicitia”

La eliminazione dell’arch. Nando Di Clerico, anche di quell’Amico, senza motivazioni espresse, senza una votazione e senza una dichiarazione chiara imponeva un momento di pausa. Avevamo fatto già troppi danni

Era insopportabile che, ancora una volta, per l’ennesima sera, si facesse scempio della storia personale, dell’impegno, dei sacrifici e anche degli eventuali errori di amici legati al nostro gruppo da anni di partecipazione e presenza.

Appunti per una piccola storia locale. Quindicesima puntata. Il nome buono… cinque anni dopo

Entrammo. C’era l’aria dell’attesa per il colpo finale.

“Il candidato” era presente. Prese posto in posizione centrale e attese l’annuncio. Mario Amicone, con la solita franchezza e senza offrire dettagli sull’ultima strage compita solo ventiquatt’ore prima nel suo ufficio a Chieti, annunciò: ”Abbiamo valutato la proposta del direttivo e abbiamo ritenuto (“col mio parere contrario”, interruppe Antonello Antonelli) che non era buona. Abbiamo deciso che il candidato sindaco sarà Nando Di Clerico”. (l’arch. Ferdinando Di Clerico, tecnico giovane e apprezzato, assessore all’Urbanistica con Nicola Mincone - si dimise - aveva gestito e guidato con grande spirito di sacrificio e disponibilità, la sezione del CCD Miglianichese sin dalla sua nascita, ndr.)

Appunti per una piccola storia locale. Quattordicesima puntata. Lo stillicidio dei nomi. Il silenzio delle sfingi. Torna in servizio (per una notte) il direttivo dell’UDC. In tre a Chieti per un nome buono

Cominciò lo stillicidio dei candidati. Incredibilmente venivano eliminati, se non altro per mancanza di effettiva presa in considerazione, gli Amici che erano ancora assessori e che ad ogni riunione della Giunta misuravano il distacco dal dr. Dino De Marco. Si passò rapidamente a una sorta di eliminazione seriale, senza pausa di riflessione, senza neanche l’accortezza di valutare e accantonare qualche nome nel caso in cui, mancando l’ideale, avrebbe potuto fare comodo. Fu un susseguirsi di parole. Silenzi, giudizi senza motivazioni, puntigli o movimenti anguilleschi che evidentemente ci appassionarono così tanto da darci la sensazione che stessimo facendo un lavoro eccellente. Ma era una situazione assurda.

Appunti per una piccola storia locale Tredicesima puntata. Dai tre saggi al mandato esplorativo. Sembra facile, ma facile non è

Ci affidavamo dunque alla trinità degli Amici più autorevoli in quel momento, sapendo che avrebbero dovuto darci un nome, uno solo. La cosa non era uno scherzo ma in tre ci son meno difficoltà che in una cena affollata o in un’assemblea pubblica. Questa proposta venne dunque accettata. Ma noi che l’approvammo in buona fede e con sincera, ma forse eccessiva speranza, non considerammo né sospettammo un elemento che la minava alla base: il dr. Dino De Marco non aveva abbandonato affatto l’idea di sedere nuovamente sulla poltrona di Sindaco, comunque. Aspettava solo di esser richiamato. Lavorava per quello. Non poteva candidare qualcuno per poi farlo cadere o farlo fuori in un secondo momento. Non poteva, quindi, indicare nessuno che occupasse quel posto con il suo beneplacito. E non lo fece.

Il risultato di questo sabotaggio preventivo fu chiaro già alla successiva riunione, che tenemmo a “Roya”.

Appunti per una piccola storia locale. Dodicesima puntata. Il transito al Pdl e UDC in congelatore. Mincone sfiora l’elezione alla Regione. All’alba del 2009: dalla “fave e pecorino” alla trinità

In tutta questa tragicommedia, come se ce ne fosse bisogno, ci si mise anche la vicenda partitica. Alla fine di ottobre del 2008, sempre da Federico in via Roma, ci furono due sere drammatiche.

Mario Amicone ci comunicò ufficialmente quel che si sapeva già dall’estate, cioè che era passato al Pdl e che aveva ottenuto la candidatura alla Regione per Nicola Mincone. Amicone aveva fatto fare una scelta allo stesso Nicola Mincone tra quella candidatura subito o quella a sindaco nelle comunali del 2009. Mincone scelse la Regione.

Appunti per una piccola storia locale. Undicesima puntata. “Fave e pecorino”

Mario Amicone, dal canto suo, capì anche il resto e dovette cominciare a spostare sempre più faticosamente il cursore della data del litigio tra lui e Dino lungo quella linea del tempo che era appena iniziata e che sarebbe ineluttabilmente terminata al massimo nel 2009.  

Questa operazione, Mario Amicone, la dovette ripetere più e più volte, anche in occasione di alcune riunioni, richieste a più voci o promosse direttamente da lui, tenute fuori Miglianico per decidere la caduta dell’Amministrazione comunale. In realtà l’insoddisfazione verso il modo di fare di Dino De Marco da parte di non pochi Amici, tra assessori e consiglieri oltre che tra dirigenti e sostenitori, cominciò già nei primi mesi di mandato, sul finire dell’estate dello stesso 2004. Venivano a lamentarsi e, ogni volta, non potevo dir altro che era uno scenario previsto. Il più schietto nella sua sintesi fu l’allora assessore Tiziano Cicchitti che, una mattina, davanti alle Poste, confessò amaramente: ”Dino non va. Così non si può andare avanti. Dovremmo dimetterci tutti. Ma poi che gli dico a chi ci ha votato solo pochi mesi fa?!”. Questa considerazione è databile nei primi mesi del quinquennio 2004/2009 cioè nell’autunno del 2004.

Appunti per una piccola storia locale. Decima puntata. La verità sulle primarie del 2004 e l’inganno della lista segreta.

Le primarie in vista delle comunali del 2004 le avevo proposte e riproposte nella mia veste di fresco Segretario di sezione, con una decisa insistenza, appoggiato da non pochi dirigenti della sezione, soprattutto i più giovani. Il motivo della proposta era sostanzialmente questo: l’UDC era partito tutto sommato nuovo, pur se risultante dalla fusione di altri esistenti ma non di anch’essi di recente costituzione, e, quindi, mi (ci) sembrava semplicemente giusto sondare l’opinione pubblica sul futuro che questo nuovo soggetto politico doveva costruire. C’era poi la constatazione che Nicola Mincone, sindaco uscente, non avrebbe potuto più esser ricandidato come primo cittadino. Occorreva avere una segnalazione ampiamente condivisa ma espressa con libertà per capire chi potesse esser il miglior candidato sindaco.

Appunti per una piccola storia locale. Nona puntata. L’entrata in campo dell’avv. Carlo Biasone. Il patto segreto Mincone-De Marco del 1995

Dino, dunque, fu.

Anche il resto fu, come si capirà meglio nel prosieguo di questo breve racconto.

In quel frangente, visto il metodo sbrigativo, per usare un eufemismo, scelto per imporre il troppo fortunato candidato sindaco, chi non era d’accordo avrebbe potuto solo andar via. Non lo feci perché, pur consapevole dell’esito finale della vicenda tra Mario Amicone e Dino De Marco, che doveva solo attendere l’avverarsi delle condizioni annunciate, feci prevalere la scelta di partito e la visione strategica messa in campo per garantire una solida rielezione a Mario Amicone alle regionali del 2005, così da mantenere il più in alto possibile per Miglianico l’aggancio della filiera istituzionale. Questa scelta convinse a rimanere anche gli altri Amici, che non avevano digerito affatto il rumore sgradevole e a-democratico di quella lattina. 

A questo punto va detto anche come Mario Amicone motivò, in separata sede, la promessa fatta a Nicola Mincone di garantire, come da lui richiesto, il posto di candidato sindaco al dr. Dino De Marco.

Appunti per una piccola storia locale Ottava puntata. Verso la lista per le comunali del 2004. Un pugno e una lattina: e Dino fu.

Mario Amicone era dunque, in quel periodo, precisamente nel 2003, assessore regionale ai Trasporti. Nel suo ufficio di viale Bovio a Pescara, una mattina rispose direttamente alla mia domanda su chi aveva individuato come possibile candidato sindaco, dicendomi con la solita franchezza: sarà Dino De Marco.

Corredando il mio dire con alcuni aneddoti che servivano a aiutarlo nel ricostruire vicende anche non recentissime che lo avrebbero dovuto sconsigliare dal fare quella scelta e dal farla in modo così deciso e definitivo, obiettai che non era il caso perché, personalmente, preferivo una più complessiva e coraggiosa novità capace di garantire il lancio e la crescita di una nuova classe dirigente locale, visto che il risultato elettorale si annunciava positivo anche per la condizione non rosea, se non disastrata, dei nostri avversari locali. Spiegai che la mia non era poi una posizione solo personale ma rappresentava quella di non pochi Amici (qualche nome lo feci) che erano da ritenersi affidabili non solo in quanto assessori o consiglieri e dirigenti sezionali ma per la loro consolidata lealtà. 

Appunti per una piccola storia locale. Settima puntata Dalla DC all’UDC. Alle soglie del 2004. Ma anche l’inizio del lungo travaglio di Nicola “madre e padre di Dino sindaco”

La politica nazionale intervenne nuovamente nel destino politico di Mario Amicone. Scoppiò tangentopoli. Miglianico non fu neanche sfiorata.

Dopo un semestre di travaglio, il 18 gennaio del 1994, con una valutazione che ritengo ancor oggi errata almeno dal punto di vista organizzativo, la Dc fu sciolta da Mino Martinazzoli per dar posto al PPI. Ma nel mentre c’era chi se n’era già andato o era già pronto a far altro. Tra questi Casini e Mastella che avevano pronto il CCD. Amicone transitato con tutti noi al PPI, venne sollecitato, in particolare da Enrico Di Giuseppantonio, suo assessore provinciale e vecchio amico di Casini sin dai tempi del Movimento Giovanile, a passare al CCD per potersi candidare alle imminenti elezioni. Di Giuseppantonio puntava solo al parlamento e doveva metter su una squadra per dar forza al tentativo di Casini e dei suoi di creare un centro moderato nell’alleanza allestita di gran carriera da Silvio Berlusconi dopo l’ancora inesplicato rifiuto dell’on. Mariotto Segni di guidare tutto il centro-destra contro la sinistra e la sua “gioiosa macchina da guerra” guidata dal segretario del PDS, Achille Occhetto.

Appunti per una piccola storia locale. Sesta puntata. Mario Amicone dalla sconfitta all’inatteso rilancio. Mincone finalmente sindaco,“Tanto è per un anno...”

Mario Amicone alle elezioni politiche del 1992 non fu eletto alla Camera dei Deputati. Ma vanno anche segnalate due cose. Una è che la DC a Miglianico ottenne un successo epocale con 2194 voti pari al 71,05%. Amicone prese 1815 preferenze un risultato senza precedenti e mai più ripetuto da alcun candidato fino ai giorni nostri. Forse avrebbe potuto avere anche più voti, se la domenica delle elezioni, a metà pomeriggio, non ci fosse stata nel centro dell’affollatissima piazza, una discussione alquanto irrituale tra lui e Giovanni Peroni, allora strettissimo collaboratore dell’on. Romeo Ricciuti, con coinvolgimento dei rispettivi supporter locali. Se questo evento inatteso tolse qualche voto alla DC e a Amicone nessuno può dirlo.

Il risultato locale, dunque, fu eccellente e richiedeva, a mio avviso, un forte segno di gratitudine verso i Miglianichesi, che fosse anche di rassicurazione politica di fronte ai tanti che s’aspettavano una clamorosa elezione a deputato del loro sindaco, di Mario Amicone. Consigliai di farlo con un manifesto o ancor meglio con una festicciola. Insistetti. Prevalse l’amarezza. Nessun grazie fu detto a chi aveva segnato un così consistente risultato locale. Dopo sette anni lo registrai come il primo errore storico dell’era Amicone.

Appunti per una piccola storia locale. Quinta puntata. Mario Amicone cresce ma incontra il primo stop verso Roma

Mario Amicone, fresco vincitore al Comune e sorprendentemente eletto anche alla Provincia, divenne in poche settimane un personaggio noto a livello non solo locale, tanto che fu co-protagonista di una intervista di un’emittente televisiva locale in casa dell’avv. Paolo Ciammaichella, che era già un big regionale del partito.

Ma, per la terza volta, non riuscì nel suo intento, il suo “esame di riparazione”.

Si trattava di chiedere per Miglianico il posto di componente del Comitato di Gestione della ULSS di Chieti-Ortona. Era un’impresa non facile. Ma la DC di Miglianico aveva il vento in poppa e c’era consapevolezza di poter chiedere spazi e posizioni che, fino a pochi mesi prima, erano toccati a amici di altri centri anche più piccoli del nostro. Mario Amicone, per la terza volta, non poté sistemare Nicola Mincone. Toccò ancora a lui rappresentare Miglianico.

Appunti per una piccola storia locale. Quarta puntata. A Roma da Remo Gaspari per decidere il capolista. Una beffa e poi la vittoria del 1985:“Li nuce arijte a lu poste!”

Venne il momento di andare da Remo Gaspari. Mario Amicone non poteva che andare dal leader del partito, dal ministro, per valutare il da farsi. Il tempo fu il 17 gennaio del 1985.

Mario mi chiese di andare con lui, senza dirmi espressamente il motivo della missione ritenendolo palesemente scontato, e mi disse che sarebbe venuto con noi anche Mimmo Di Tondo, che doveva però parlare con Franco Tilli, capo della segreteria di Gaspari a Palazzo Vidoni. Chiesi a Mario se potevamo portare con noi mio cugino Corrado, che doveva rientrare, dopo la pausa natalizia, all’università di Roma dove studiava Scienze Politiche. Mario ne fu felice. Non capii il perché visti i rapporti cortesi ma non certo affettuosi con il papà di Corrado, Delmo Adezio.

Ma un perché c’era. E lo scoprii strada facendo.

Appunti per una piccola storia locale. Terza puntata. Verso le comunali del 1985. La DC organizza le “primarie”.

Si arrivò così alla vigilia delle comunali del 1985.

Accettando l’innovativa indicazione nazionale, fatta dalla DC guidata da Flaminio Piccoli (che in quasi tutta Italia non venne accolta), oltre che le insistenze continue di quelli che, come me, volevano proporre consistenti novità, Mario Amicone convinse la parte non favorevole della sezione a organizzare le “primarie”. La scelta fu dirompente rispetto alle abitudini del passato. Le primarie non erano mai state fatte. Nessuno sapeva come farle in modo efficace e, soprattutto, nessuno sapeva come evitare inquinamenti e pericoli comunque da non sottovalutare in un clima di grande tensione quale era quello preelettorale che già incombeva sulla nostra Comunità locale.

Il Direttivo Sezionale della DC, saggiamente, decise di organizzare le primarie con queste modalità: avrebbero partecipato al voto solo coloro, iscritti e non iscritti, che avessero firmato il registro delle presenze; il voto sarebbe stato espresso sulla stessa scheda ma separatamente per il capolista e per i candidati; ogni elettore avrebbe dovuto indicare in calce alla scheda la sezione elettorale di appartenenza; il voto sarebbe stato ovviamente segreto e non preceduto da proposte e da dibattito in sede di riunione; lo scrutinio non sarebbe stato pubblico per evitare facili speculazioni in caso di risultati non netti; lo scrutinio sarebbe stato effettuato da un comitato di saggi, non iscritti al partito, presieduto dal compianto geom. Mario D’Ercole, uomo di sicura fede democristiana, dagli anni del “Fascetto” non iscritto o altrimenti coinvolto nella politica locale, e, soprattutto, di una onestà a prova di bomba; questo comitato degli scrutatori avrebbe poi trasmesso i risultati al segretario della sezione per la valutazione che avrebbe sollecitato da parte del Direttivo o di parte di esso.

Appunti per una piccola storia locale. Seconda puntata. Mario Amicone diventa Segretario di Sezione della DC di Miglianico. E comincia a vincere.

La vittoria ha molte madri, innumerevoli padri e una schiera infinita di parenti e amici. La sconfitta è disperatamente orfana. Così fu per quella che la DC di Miglianico subì alle comunali del giugno 1980.

Con onestà e con grande senso del dovere Delmo Adezio, amareggiatissimo, diede le dimissioni da segretario della DC di Miglianico e, nell’estate del 1981, vennero convocate le elezioni per il nuovo direttivo sezionale. Benché cassato a penna, Mario Amicone venne naturalmente convocato all’assemblea sezionale e, quando ci fu da verificare le disponibilità dei presenti per compilare la lista dei candidati, lui si alzò e si propose. Con lui si incasellarono Ermanno Anzellotti, Nando Timperio, Peppe Cipollone, Vittorio Di Emidio, Roberto Rosa, Nevio Cetrullo, Bruno Berardocco, e altri amici, giovani e meno giovani, di cui evito il tentativo di far l’elenco perché, in mancanza dei documenti che ora non ho, risulterebbe incompleto o impreciso.

Appunti per una piccola storia locale. Prima puntata: le origini. Mario Amicone da cancellato a protagonista

Tutti pensano di sapere. Quindi ritengono di poter giudicare e, facendolo, passeggiano con scarpe chiodate e suole sporche di sterco sulla dignità delle persone.

È vero: quando un soggetto, candidandosi, si espone al vaglio dell’elettorato mette, deve mettere in conto anche illazioni, pettegolezzi, intrusioni indelicate negli spazi che sono nei pressi della propria vita privata, giudizi sommari e cattiverie gratuite. Il fatto, però, è che queste cose son accettabili, pur nel disagio e nell’amarezza che portano con sé, quando vengono da informazioni forse non vere in assoluto, visto che nell’umano non esiste verità assoluta, ma il più possibile corrette. Altrimenti sono inaccettabili.

La vicenda a cui fa riferimento questa indispensabile premessa è vecchia, risale a almeno quattro anni fa. Ma essa trascina effetti che feriscono ancora oggi. E, se, come probabilmente sarà, si dovesse ripetere come tale o in maniera simile, potrebbe portare altrettanti guasti nello spargimento di giudizi mal fondati, inutili in sé ma capaci di ferire la dignità di non poche persone.

Molti pensano di sapere come si arrivò a comporre la lista “Viva Miglianico Viva” in occasione delle scorse elezioni comunali. Ma altrettante persone conoscono spezzettature di racconti.

Don Francesco Paolo Antonelli: l’arciprete

Quarant’anni fa, il 28 maggio 1973, moriva don Francesco Paolo Antonelli. L’arciprete, don Cicchepavele, se ne andò a novant’anni suonati, essendo nato il 19 novembre 1882 nella casa paterna a Miglianico.

Ricordo la sua cordialità, la sua presenza per me speciale alla processione del Venerdì Santo, perché allora le meditazioni erano due e una di queste era prevista lungo via Roma, dal balcone di quella che era la casa della mia famiglia, cioè sopra al Bar dello Sport. E dai miei cari, soprattutto da Papà, ho avuto, negli anni dei suoi racconti, testimonianze della bontà, della umanità, della simpatia di don Cicchepavele oltre che del suo rigoroso e generoso ministero sacerdotale. Ricordo in particolare la sua figura caratterizzata da una chioma sempre folta soprattutto se raffrontata a quella meno voluminosa del pur giovane don Vincenzo.

Il 9 maggio del 1978 a Miglianico

Quel nove maggio di trentacinque anni fa me lo ricordo ancora.

Molte cose di quel 1978 sono impresse nella mente per la forza dell’emozione che ce le ha scolpite. Ma quel nove maggio fu un giorno speciale, purtroppo. Sembrava dove essere un altro di quei giorni scanditi dalle notizie che si inseguivano dal 16 marzo, quando in via Fani, a Roma, le BR (Brigate Rosse) rapirono l’on. Aldo Moro, che era presidente della DC, dopo aver trucidato con ferocia la sua scorta guidata dal maresciallo Oreste Leonardi, che di Moro era uno dei migliori amici personali.

Anni prima li avevo visti passeggiare, Moro (che era allora ministro degli Esteri) e Leonardi, lungo l’anello dello stadio dei Marmi. Noi eravamo lì in occasione di una gita che facemmo con l’Azione Cattolica. Il passo lento e il parlare con evidente tratto di amicizia confidente di quei due signori molto più alti di quello che s’immaginava vedendo i TG in bianco e nero mi colpì e mi tornò alla mente proprio il 16 marzo del ’78 rivedendo il volto del maresciallo Leonardi.

Ma il nove maggio fu sconvolgente. Stava terminando il TG1 delle 13,30 quando Bruno Vespa diede la notizia della “Renault 4” rossa parcheggiata in va Caetani con dentro “forse” il cadavere di Aldo Moro.

Quando eravamo il "paese dell'uva"...

 

Miglianico vista da Sconchiglio (cartolina di Gemma Spada)

Strano vedere quest'immagine degli anni Settanta senza la chiesa di San Rocco che ormai ha mutato definitivamente lo "skyline" della nostra cittadina.

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